lunedì 22 dicembre 2008

Quello che senti subito,dopo...

La follia! Ma dov'e? Cosa vuol dire essere folli?
Ci rinchiudiamo nelle nostre piccole certezze e crediamo che niente di nostro possa crollare.
Sicuri, pavoneggiamo il niente che indossiamo.
Moderni, guardiamo la fine da fermi.
Accade...
On-off. Un insieme di linguaggi da decifrare come dei segni. La volontà di risvegliare ragionamento, rabbia, fiducia. Fermarsi ironicamente sulla bellezza, come Peppino Impatato. Essere o non essere.

...resta seduta e farti servire porzioni di paura, fragilità. Neutra nell'assorbire le notizie. Indurti a non pensare è questo che con le parole tentano di fare.
Non posso imporre ciò che voglio ma risvegliati!

... noi non abbiamo ucciso, nè mentito. Perchè si compie il male?
per propria soddisfazione, dovremmo chiederci ciò: perchè non si compie il bene?

...non sono le parole che mi spaventano. Ma gli sciacalli che comandano la mia vita. Mi dicono quando è tempo di correre, di fermarmi, di andare avanti.
Non voglio più continuare.

B: Scandalo per una parola, una parolaccia, un gesto.
V: Guarda la tv e non curarti del disordine, terrore, assuefazione, tua.



Riflessioni sul futuro. Futuro.
"e in tanto si va avanti."

venerdì 10 ottobre 2008

On-off (14 dicembre ore 21.00 Catrovillari)

Wittgenstein, l’autore del Tractatus Logico-Philosophicus, è rinchiuso in manicomio, che rievoca lo Steinhoff e la Vienna ambigua del Primo conflitto mondiale. Parla da solo, inventandosi dialoghi con un allievo e servitore, Kruber, il quale lo aggiorna su Johann, creduto internato e sottoposto a farmaci e torture che gli impediscono di ragionare. Quindi, lo spettacolo si sdoppia nel tempo, ma non nel concetto. Compare Anna, che è vittima dell’alienante tranquillità del piccolo schermo: la informa, deforma e angoscia quotidianamente. Christian cerca di svegliarla, di destarla dal sonno della mente e di restituirle fiducia in se stessa. Maria Costanza denuncia, anche ironicamente, l’ovvio ordine globale di asservimento politico, manipolazione ideologica e mercificazione dei valori. Per ultimo, Wittgenstein, realmente anticonformista, trova un momento di lucidità e rivela indirettamente delle analogie del suo personaggio con quello di Anna, proseguendo quella sorta di ammonimento morale e civile che Maria Costanza ha già declinato in un poetico monologo in cui enuclea il significato dell’intero testo. Wittgenstein in chiusura si trasforma, non è più personaggio storico, autore, testo. Diventa altro, un intellettuale che non perde e che al successo materiale preferisce l'utopia d'uno spiritualismo di derivazione gioachimista. E' il filosofo italiano Gianni Vattimo, padre d’una corrente speculativa nota come «pensiero debole». Indipendentemente da tutto, Vattimo diventa testimone vivo del messaggio del testo teatrale, con l’autorevolezza della sua vita di studi, lezioni e convegni internazionali. Libero, sulla scena chiarisce il senso della sua stessa vita: ricerca della libertà, trovata, sopra le angosce del mondo e le dinamiche del potere. Ma tocca a Salvatore Borsellino, in una parte autonoma, sensibilizzare il pubblico con l’esternazione simbolica della sua storia e della sua esperienza di uomo. Con le musiche dal vivo di Pentole e computer (Marco Messina della 99 Posse e Gennaro De Rosa dei Mandara), On-off è una messinscena in cui la parola viene amplificata e condotta da suoni elettronici aritmetici, scientifici come le partiture di Beckett. Peraltro, a ricuperare la funzione sociale e culturale del teatro, lo spettacolo si svolge con una serie di azioni e composizioni pittoriche sulla scena da parte di giovani designer dell’Università La Sapienza di Roma. Una funzione di riverbero drammaturgico è assolta da video compositi, segno, simbolo, movimento, realizzati da studenti della Sapienza e di accademie del fumetto.

giovedì 25 settembre 2008

Semplici gesti di libertà

B: Vado, poi torno.
V: Buon viaggio.
B: Non ti lascio, poi torno.
V: Sono con me stesso.
B: Poi torno.
V: Parti?
B: Si.
V: Buon viaggio.
B: Vado, poi torno.
V: Conosci la strada, vai.
B: Non mi trattieni?
V: Non perderti.

Ca/osì/i-no

Avere paura! Il sistema lo pretende da ognuno di noi. In maniera scientifica in venti anni attraverso la Scuola, attraverso la Chiesa, attraverso le Politiche Sociali, Economiche, Culturali hanno gestito una rivoluzione che ha portato alla seguente conseguenza: il nostro corpo ha reagito creando a livello organico un deficit cerebrale nella parte che interessa la memoria, il ricordare, ora non ricordiamo, dimentichiamo. Dall'altra parte, a livello psicologico, siamo diventati paure che camminano e non più persone. Confusione emotiva, insicurezze, indecisioni.

V: Posso fartelo su misura,ora, come vuoi tu?
B: Oddio, sto male, non riesco a scegliere.
V: Cosa vuoi dire?
B: La mia mente, il mio corpo sono bloccati.
V: Ma è solo un anello.

venerdì 20 giugno 2008

Il Mezzo è il messaggio?

Arte. Feriti. Eroi. Carne. Cavalli. Re. Bianchi. Morti. Terra. Confini. Soldati. Patrie. Sentimenti. Responsabilità. Tv. Malattie. Speranze. Futuro. Visioni. Droghe. Liberi. Illusioni. Resistenze. Ideali. Lontani. Scuole. Soldi. Materie. Campi. Sole. Odori. Rose. Api. Motori. Velocità. Schermi. Brutte poesie. Pudore. Fierezze. Pagliacci. Semplicità. Sogni. Mezzi. Messaggi. Mondi diversi. Memorie.

B: Credere alla sensazione di vedere cambiare qualcosa...
V: Non so se piangere o ridere.
B: Chissà perchè nevica.
V: Perchè la neve incoraggia.

mercoledì 18 giugno 2008

Quando il cielo ride...

B: Giro giro tondo casca il mondo
V: Casca la terra
B: Sei solo sulla Terra
V: Pescatore stare qui è una bella cosa
B: Giro giro tondo la terra è incasinata
V: Ma stai in mare
B: Bella vista
V: Scendi dalla tua barca
B: Che senso ha la posizione?
V: Sbarca e prova
B mise piede sulla Terra. V gli trovò casa, lavoro, famiglia e amici.
Passarono gli anni lontano dal mare. B aveva difficoltà a parlare del suo passato. Anzi, non aveva mai parlato perchè nessuno era interessato.
Un giorno in macchina con V.
B: Dove stiamo andando?
V: A casa

B tornò a vivere sulla sua barca. Felice e contento.

giovedì 12 giugno 2008

Amore per la gente che mi è più lontana

Sentimenti. Emozioni. Follie. Parole. Ma dov’è l’uscita? A cosa servono? Amatemi. Parole…
Affogo in scritture camaleontiche sopra fogli gelidi.
Neve? Perché non potrebbe essere vento? Montagne? Perché non mare? Messaggi. Delusione politica. Promesse perpetue. Vittime. Accusatori. No. Parole.
Chi è vivo non sopporta le parole. Quelle gelide! Hanno toccato lo spirito dell’esistenza abbandonata e muovendosi da un regno all’altro sono arrivate, credevo di volare. Vogliono che cambi canale. Ma l’informazione che soffia su parole senza valore mi fa guardare incontri bagnati dalla neve sciolta con se stessa.
Incanto esseri fatti di corpo e sangue, vibranti di paure. Ho paura di toccare un’altra mano. Ho paura di volare. Raggiungere l’infinito e restare infinitamente fermi. Ho paura di tornare indietro e dimenticare l’infinito che mi assale. Ho paura di piangere e di non provare rabbia, per quello che non dimentico.
Ho paura di restare accecato dalla neve che morbida scende sul mio viso gelando ogni mio battito, ogni mio respiro, ogni mia visione, ogni mia speranza, ogni volta sempre.
Non temo le vostre parole, sono diverse dalle mie.
Cosa posso farci? Essere acqua, emigrata, rabbia. Posso ascoltare queste parole ma non posso dare loro un non significato.
Chi sono? Chi non sono? Spiriti di vita che curano. Ricordi fantasmi che turbano. Vertigini d’aree musicali. Ferma il tempo. Voglio giocare.
Al centro una figura. Esile, dolce, sognatore. Eccomi. Un petalo alato. Segue ritmi di giostre fantasmagoriche.
Abbandonarmi a voi sarà una favola? Bambini giocano con arnesi e mete di parole. Guardando innamorati stregano l’espressione tra l’amante e l’amato. Un treno lascia vapori di nero carbone. Parole.
Voglio entrare dalla serratura di una porta e scoprire il valore delle parole. Immaginate?

mercoledì 11 giugno 2008

Picchì mi guardi si tu sì masculu

La forma è lingua. Il contenuto è la vera rivoluzione.
Peccato che situazioni di vita come la diversità, la memoria che supera la vergogna delle proprie origini, il coraggio, la consapevolezza di essere nel divenire senza dimenticare gli amici, diventano segni di retorica. Una retorica che stanca, che disturba, che fa perdere tempo, che annoia perché già sentita, perché è retorica. Siamo abituati a non distinguere. Siamo diventati così moderni da considerare tutto uguale, tutto sullo stesso piano.
Forse non ci siamo accorti che siamo diventati pigri, molto, e che affrontare la realtà è pesante e che vivere passivamente è giusto. Forse siamo confusi, forse è per questo che, per noi, la forma è unica e il contenuto è, quindi, povero. Forse ci piace essere bugiardi, indossiamo il costume della tolleranza, ma dietro questa parola siamo accusatori, perfetti nel distinguere tra vittime e carnefici. Ho sbagliato, prima, a scrivere che non sappiamo distinguere o forse intendevo qualcos'altro.
"Picchì mi guardi si tu sì masculu" è uno spettacolo teatrale di e con Giancarlo Cauteruccio regista della compagnia Krypton e con le musiche di Peppe Voltarelli. Giancarlo riesce ad annullare il concetto del diverso inteso come pericolo da confinare, da evitare. Giancarlo invoglia alla conoscenza che è cura di tutti i colori, che stanca ma che è necessaria. Può sembrare retorica ma non lo è. Giancarlo fa vedere il suo corpo in lingua e in fisicità. Dona allo spettatore la bellezza del suo corpo che egli considera estremo e malato, ma ho vissuto quel corpo non come materia fredda, indifferente, senza anima ma come vita vissuta, viva e in vita. E attraverso il calabrese l'importanza non scontata delle origini, della memoria che non ci fa sentire soli ma ci da la forza, davvero, di lottare contro il virus dell'amnesia della nostrà società. Tutto questo in un lavoro semplice ma necessario.

lunedì 2 giugno 2008

A Rino

La semplicità dei tuoi testi è necessaria per abbattere la fragilità di questo nostro sistema, che spezza la fortezza delle coscienze, che incantate lo considerano invincibile.

venerdì 23 maggio 2008

Volontà non mancate...

Oggi ricorre l'anniversario della morte di Giovanni Falcone.
A te. Un pensierio. Sperando che non resti un ricordo, una data.

lunedì 5 maggio 2008

Siamo in tanti a dire siamo soli, perchè non facciamo...

Un tempo manifestare era utile. Manifestare un tempo era un mezzo per voltare qualche pagina.
Oggi?
Soffro quando mi lasciano manifestare. Infondo faccio il loro gioco. Infondo possono dire che vivo in una Repubblica Democratica. Infondo do loro il permesso di ingannare le persone che insistono a dire che qui in Italia c'è democrazia. Che qui in Italia si sta bene.
Allora penso a Borsellino, a Morrone, a Falcone, a Peppino Impastato, a Tommaso, a Saverio Alessio, al giornalista Alfano, a Vattimo, ai magistrati che lavorano, ai ragazzi che lottano in solitudine, alla rabbia, alla volontà di alcune persone di amare il popolo italiano.
Oggi?
Quello che sento è che la rabbia si è trasformata in commozione e paura.
Quello che sento è che la rabbia si è trasformata in contratti di lavoro.
Prendi soldi e parla senza esagerare, prendi i soldi e commuovi le persone.
Il Tre maggio a Roma sono andata a manifestare. Ho ballato. Mi sono rilassata. Alla fine della manifestazione per la legalizzazione sono tornata a casa e ho mangiato assieme ad amici. Il primo maggio a Roma sono andata al concerto. Ho Ballato. Mi sono divertita.
Oggi? Cosa è cambiato?
L'ultima manifestazione alla quale ho partecipato è stata quella davanti al CSM di Roma per la causa De Magistris. Ero incazzata come una belva.
Oggi? Cosa è cambiato?
Penso che manifestare soltanto non serve.
Ho vissuto le tre manifestazioni con animo differente. Le prime due in maniera qualunquistica. Mi sono vergognata di me stessa.
La terza con consapevolezza e sofferenza positiva, con rabbia e volontà.
Sono convinta che bisogna fare una rivoluzione culturale. Partendo dal Piccolo. Dai paesini ai paesi, alle città, alle metropoli. Partendo dalle scuole elementari, perchè è impensabile ma vero che alla quinta elementare, oggi, un bambino fa ancora dettati e non temi o pensierini come facevo io quando andavo a scuola. Partendo dalle elementari alle medie fino al liceo. Impegno nel sociale. Educare le persone a saper scegliere, a ragionare, a far capire loro che esiste un altro modo di vivere che non è meglio o peggio ma differente. Scegliere.

V: Io oggi la mia scelta l'ho fatta. Scelgo un'altra strada: sono bombarolo.
B: Ma sei pazzo? Sei un assassino.
V: No bombe.
B: Cosa allora?
V: Rivoluzione culturale.

lunedì 28 aprile 2008

Lotta allo Stato...di cose

Invano trattengo la mia desiderata voglia di vivere come è stato, nello stato recente, perpetuo ma invano. Non è un arresto. Non è una speranza sbiadita. Non è nata come speranza. Come necessità di egoismo consolatorio. Non è un amore per l'uomo. Non è una rabbia addormentata. Ma un bisogno di essere con l'esserci. Sarà un esercizio continuo e sempre più simile ad una pietra ricca di spirito? Trascino tutto ciò con me. Non mi stanca anzi a volte quando la pietra si fa più leggera mi manca questa lotta tra il pensare chi me la fa fare e l'agire con azioni che sembrano lame che attraversano il mio corpo...
B: Non so cucinare?
V: Il trucco è essere bravi ad educare il cibo affinché non si faccia ferire. Ma attraversare soltanto.

... A lottare non si è mai da soli. Non abbattiamo i nostri spiriti, siamo nati per volteggiare assieme a loro.

domenica 27 aprile 2008

Piedi. Uno in aria l'altro a terra: camminata.

Favolosa è l'intenzione di essere presente nell'essere, non sentire il divenire farfalla, ma
ascendere ovvero essere farfalla.
Costantemente.
Indurre l'essere ad essere.
Leggero.
Esplodere l'essere ad essere.
B: Se voglio essere me stesso devo concentrare le mie energie affinchè la mia statua sia perfetta.
V: La più affascinante tra tutte! Ho conosciuto un cane bastardo.
B: Bastardo? Come si chiama?
V: Bastardo.
B: Il mio Cino, è un barboncino. E' un giocherellone! Gli lancio la palla, me la riporta, è intelligente! Anche il tuo?
V: Bastardo non è mio. Bastardo non è di nessuno. Bastardo è di Bastardo.
B: Allora non hai nessuno?
V: Sono. Non ho statue, non ho cani, non ho...
B: Interessi?
V: Custodire me stesso, per portarvi qui.

sabato 26 aprile 2008

Storia di un prigioniero.

B: Creo rumore.
V: Parlando.
B: Scrivo. Ogni tasto ha un suono.
V: Incantevole o incantato?
B: Scrivo. Ogni tasto ha un suono.
V: Ogni tasto ha un suono.
B: Mi distraggo, mi rilasso.
V: Bravo soldato.
B: ( silenzio )
V: Bravo davvero.

venerdì 25 aprile 2008

AutoVisioni

B: Vedo la fine all'inizio.
V: La terra.
B: Di dialetti.
V: Bagnata.
B: Ci tieni?
V: Radici.
B: Di cultura?
V: Cambio.
B: Vuoi cambiare?
V: Terra.
B: Cultura?
V: Radici.
B: Forza, allora.
V: Manca.
B: Quanto?
V: No!
B: Quanto?
V: Un'ora.
B: Solo?
V: Abbastanza.
B: Per cosa?
V: E' sera?
B: Perché?
V: Perché.
B: Ho freddo.
V: E' sera.
B: Questa luce è fredda.
V: Questa memoria riscalda.
B: Questa gente è fredda.
V: Questa vita incazza.