venerdì 20 giugno 2008

Il Mezzo è il messaggio?

Arte. Feriti. Eroi. Carne. Cavalli. Re. Bianchi. Morti. Terra. Confini. Soldati. Patrie. Sentimenti. Responsabilità. Tv. Malattie. Speranze. Futuro. Visioni. Droghe. Liberi. Illusioni. Resistenze. Ideali. Lontani. Scuole. Soldi. Materie. Campi. Sole. Odori. Rose. Api. Motori. Velocità. Schermi. Brutte poesie. Pudore. Fierezze. Pagliacci. Semplicità. Sogni. Mezzi. Messaggi. Mondi diversi. Memorie.

B: Credere alla sensazione di vedere cambiare qualcosa...
V: Non so se piangere o ridere.
B: Chissà perchè nevica.
V: Perchè la neve incoraggia.

mercoledì 18 giugno 2008

Quando il cielo ride...

B: Giro giro tondo casca il mondo
V: Casca la terra
B: Sei solo sulla Terra
V: Pescatore stare qui è una bella cosa
B: Giro giro tondo la terra è incasinata
V: Ma stai in mare
B: Bella vista
V: Scendi dalla tua barca
B: Che senso ha la posizione?
V: Sbarca e prova
B mise piede sulla Terra. V gli trovò casa, lavoro, famiglia e amici.
Passarono gli anni lontano dal mare. B aveva difficoltà a parlare del suo passato. Anzi, non aveva mai parlato perchè nessuno era interessato.
Un giorno in macchina con V.
B: Dove stiamo andando?
V: A casa

B tornò a vivere sulla sua barca. Felice e contento.

giovedì 12 giugno 2008

Amore per la gente che mi è più lontana

Sentimenti. Emozioni. Follie. Parole. Ma dov’è l’uscita? A cosa servono? Amatemi. Parole…
Affogo in scritture camaleontiche sopra fogli gelidi.
Neve? Perché non potrebbe essere vento? Montagne? Perché non mare? Messaggi. Delusione politica. Promesse perpetue. Vittime. Accusatori. No. Parole.
Chi è vivo non sopporta le parole. Quelle gelide! Hanno toccato lo spirito dell’esistenza abbandonata e muovendosi da un regno all’altro sono arrivate, credevo di volare. Vogliono che cambi canale. Ma l’informazione che soffia su parole senza valore mi fa guardare incontri bagnati dalla neve sciolta con se stessa.
Incanto esseri fatti di corpo e sangue, vibranti di paure. Ho paura di toccare un’altra mano. Ho paura di volare. Raggiungere l’infinito e restare infinitamente fermi. Ho paura di tornare indietro e dimenticare l’infinito che mi assale. Ho paura di piangere e di non provare rabbia, per quello che non dimentico.
Ho paura di restare accecato dalla neve che morbida scende sul mio viso gelando ogni mio battito, ogni mio respiro, ogni mia visione, ogni mia speranza, ogni volta sempre.
Non temo le vostre parole, sono diverse dalle mie.
Cosa posso farci? Essere acqua, emigrata, rabbia. Posso ascoltare queste parole ma non posso dare loro un non significato.
Chi sono? Chi non sono? Spiriti di vita che curano. Ricordi fantasmi che turbano. Vertigini d’aree musicali. Ferma il tempo. Voglio giocare.
Al centro una figura. Esile, dolce, sognatore. Eccomi. Un petalo alato. Segue ritmi di giostre fantasmagoriche.
Abbandonarmi a voi sarà una favola? Bambini giocano con arnesi e mete di parole. Guardando innamorati stregano l’espressione tra l’amante e l’amato. Un treno lascia vapori di nero carbone. Parole.
Voglio entrare dalla serratura di una porta e scoprire il valore delle parole. Immaginate?

mercoledì 11 giugno 2008

Picchì mi guardi si tu sì masculu

La forma è lingua. Il contenuto è la vera rivoluzione.
Peccato che situazioni di vita come la diversità, la memoria che supera la vergogna delle proprie origini, il coraggio, la consapevolezza di essere nel divenire senza dimenticare gli amici, diventano segni di retorica. Una retorica che stanca, che disturba, che fa perdere tempo, che annoia perché già sentita, perché è retorica. Siamo abituati a non distinguere. Siamo diventati così moderni da considerare tutto uguale, tutto sullo stesso piano.
Forse non ci siamo accorti che siamo diventati pigri, molto, e che affrontare la realtà è pesante e che vivere passivamente è giusto. Forse siamo confusi, forse è per questo che, per noi, la forma è unica e il contenuto è, quindi, povero. Forse ci piace essere bugiardi, indossiamo il costume della tolleranza, ma dietro questa parola siamo accusatori, perfetti nel distinguere tra vittime e carnefici. Ho sbagliato, prima, a scrivere che non sappiamo distinguere o forse intendevo qualcos'altro.
"Picchì mi guardi si tu sì masculu" è uno spettacolo teatrale di e con Giancarlo Cauteruccio regista della compagnia Krypton e con le musiche di Peppe Voltarelli. Giancarlo riesce ad annullare il concetto del diverso inteso come pericolo da confinare, da evitare. Giancarlo invoglia alla conoscenza che è cura di tutti i colori, che stanca ma che è necessaria. Può sembrare retorica ma non lo è. Giancarlo fa vedere il suo corpo in lingua e in fisicità. Dona allo spettatore la bellezza del suo corpo che egli considera estremo e malato, ma ho vissuto quel corpo non come materia fredda, indifferente, senza anima ma come vita vissuta, viva e in vita. E attraverso il calabrese l'importanza non scontata delle origini, della memoria che non ci fa sentire soli ma ci da la forza, davvero, di lottare contro il virus dell'amnesia della nostrà società. Tutto questo in un lavoro semplice ma necessario.

lunedì 2 giugno 2008

A Rino

La semplicità dei tuoi testi è necessaria per abbattere la fragilità di questo nostro sistema, che spezza la fortezza delle coscienze, che incantate lo considerano invincibile.